I fatti senza storytelling non esistono.
Immagina un paziente che riceve il referto della propria risonanza magnetica. Si trova davanti ad un documento contraddistinto da termini strettamente tecnici, per lui pressoché incomprensibili: sono i “fatti” nudi e crudi della sua situazione clinica.
Allora viene da te, che sei il suo specialista, per chiederti di spiegargli quel documento così complicato. Ecco che gli racconterai di cosa si tratta utilizzando uno stile di comunicazione adeguato alla persona che ti trovi davanti, finalizzato a risolvere il suo problema.
Questo tuo modo di raccontare i fatti, che si potrebbe definire “storytelling”, è l’unico modo attraverso il quale probabilmente riuscirai a persuadere il tuo paziente ad agire, prendendo una decisione in merito alla sua condizione.
Come comunicare in modo persuasivo
Se sei già un nostro docente, lo sai bene.
Insegnare significa trasmettere la propria conoscenza agli altri. E per farlo nel modo più efficace, è fondamentale essere capaci di comunicare in modo persuasivo.
La comunicazione persuasiva – quella che cattura e coinvolge emotivamente chi ascolta – è una strategia di esposizione dei contenuti che si avvale delle principali regole che contraddistinguono la narrazione.
Al contrario di quanto si possa comunemente pensare, utilizzare un approccio narrativo in ambito formativo, non significa raccontare delle storie per intrattenere il proprio pubblico.
Lo scopo rimane quello di trasmettere un messaggio importante senza perdere credibilità o snaturare il carattere scientifico dei fatti.
Per fare questo, può essere di aiuto conoscere le indicazioni che segue ogni giornalista quando scrive un articolo. Le famose “5 W” del giornalismo (Who, What, When, Where, Why) sono le linee guida da cui partire se vuoi sviluppare una lezione in modo coerente e allo stesso tempo interessante per chi ti ascolta.
In tutto questo, la tua storia personale e la tua opinione sull’argomento che ti appresti ad affrontare hanno un ruolo dominante perché consentono di creare una particolare linea empatica con il gruppo, mantenendo vivo l’interesse.
Perché il tuo pubblico dovrebbe seguirti?
La validità del contenuto è fondamentale ma per attirare l’attenzione bisogna saperlo proporre in modo eccellente.
Ecco perché, se vuoi davvero farti ascoltare, devi sviluppare il tuo argomento secondo 4 regole specifiche.
Chiarezza
Non solo chiarezza espositiva ma anche chiarezza nel definire gli obiettivi da raggiungere alla fine del percorso formativo. Devi essere certo che le persone a cui ti rivolgi capiscano dove devono arrivare e quali sono i diversi passi necessari per perseguire gli obiettivi definiti.
Per prima cosa, questo significa che devi anticipare il contenuto del percorso formativo secondo uno schema logico e sequenziale.
Il passo successivo riguarda la ragione per cui dovrebbero ascoltarti: qual è il cambiamento che il tuo intervento potrà apportare nella loro professione? Qual è il problema che potrà risolvere?
Tieni sempre a mente che il tuo pubblico non cerca informazioni ma trasformazioni.
Rispondere in modo esplicito a queste domande, consentirà al tuo gruppo di affrontare l’intero percorso con entusiasmo e motivazione.
Semplicità
E’ proprio vero: complicare è facile, semplificare è difficile. Ma assolutamente indispensabile.
Soprattutto quando si ha a che fare con gruppi costituiti da professionisti specializzati in ambiti diversi tra cui medici, fisioterapisti, osteopati, ortottisti, chinesiologi e molti altri.
Prima di tutto, sfatiamo un pregiudizio: usare un linguaggio semplice, privo di tecnicismi, non significa affatto abbassare il livello qualitativo del contenuto né tantomeno di chi lo espone.
Il segreto per mantenere alto il grado di interesse e di interazione è quello di facilitare la comprensione dell’argomento – che spesso può essere complesso – utilizzando alcuni espedienti lessicali, come paragoni, similitudini e metafore tratte dal linguaggio quotidiano.
Per garantire al gruppo di rimanere coeso e di non perdere di vista gli obiettivi formativi, sarà importante insistere soprattutto sui concetti chiave, ripetendoli più volte in modo tale da richiamarli frequentemente all’attenzione durante il percorso.
Non dare mai per scontato che tutti abbiano in mente i presupposti su cui si basa il tuo argomento, o meglio, che li abbiano appresi nella stessa maniera in cui tu li conosci.
Professionalità
Sicuramente un professionista deve conoscere tutto ciò che c’è da sapere in merito alla propria specializzazione.
Ma in assenza di un protocollo specifico, la padronanza dell’argomento non è sufficiente per trasmettere la propria competenza agli altri.
Prima ancora di passare alla pratica, chi ti sta ascoltando deve prendere consapevolezza di avere le capacità e gli strumenti necessari per riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati, in modo semplice, rapido e sicuro.
E’ attraverso il protocollo – una procedura specifica validata – che potrai accompagnare passo dopo passo il tuo gruppo. Uno strumento indispensabile per chi ti ascolta, perché ha bisogno di criteri chiari e definiti che lo aiutino a valutare correttamente e in modo obiettivo i propri pazienti. Ma anche un punto di partenza fondamentale per poter sviluppare il ragionamento clinico dettato dall’esperienza.
In altri termini, è quel metodo che una volta acquisito permette di lavorare in modo logico ma flessibile, finalizzato esclusivamente ad ottenere risultati.
E la tua professionalità sta proprio nella tua abilità di trasmetterlo in modo puntuale.
Esperienza
Non solo teoria ma soprattutto pratica. L’esperienza ha un ruolo primario nell’apprendimento perché permette di mettere alla prova le proprie abilità definendo i punti di forza e le criticità.
In questo contesto, al fine di migliorare la prestazione della singola persona e del gruppo, come docente dovrai assume il duplice compito di:
- facilitatore che svolge un ruolo di mediazione all’interno del gruppo con l’obiettivo di stimolare una partecipazione attiva nella soluzione dei problemi
- guida che nello sviluppo delle competenze professionali, ha la funzione di mettere in luce e consolidare le potenzialità individuali.
Tutto quello che abbiamo visto, diventa superfluo se durante il percorso formativo non crei frequentemente le condizioni per ricevere dei feedback. Favorire la possibilità di fare domande, interagire e scambiare opinioni è il modo migliore per verificare se stai andando nella direzione giusta o se devi correggere il tiro prima che sia troppo tardi.
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